La pH-impedenzometria è una metodica di recente sviluppo che, rispetto alla pHmetria tradizionale, permette di misurare sia il reflusso gastroesofageo acido che non acido. L’importanza di avere questi dati aggiuntivi è legata a recenti conoscenze secondo le quali una parte dei pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo percepisce sintomi durante episodi di reflusso indipendentemente dall'acidità del liquido che refluisce.
A cosa serve?
Il reflusso gastroesofageo, vale a dire il reflusso in esofago di materiale contenuto nello stomaco, occorre talvolta nel soggetto sano ma può portare alla malattia da reflusso gastroesofageo quando i reflussi sono numerosi e prolungati. Tradizionalmente il reflusso gastroesofageo acido viene misurato mediante pHmetria, tuttavia recenti dati suggeriscono che non solo il reflusso acido ma anche quello a contenuto non acido possa avere un ruolo nella genesi dei sintomi del paziente.
La malattia da reflusso gastroesofageo provoca numerosi disturbi, alcuni più caratteristici quali il bruciore al petto e il rigurgito acido, altri meno caratteristici quali il dolore toracico, la raucedine e l’asma.
La pH-impedenzometria esofagea è un esame utilizzato nella diagnosi della malattia da reflusso gastroesofageo: serve per misurare l’entità del reflusso acido e non acido nell’esofago in un periodo di registrazione di 24 ore, e per capire se i sintomi riferiti dal paziente dipendano dalla presenza di refluito acido e/o non acido in esofago.