pH-impedenziometria nelle 24 h

La pH-impedenzometria è una metodica di recente sviluppo che, rispetto alla pHmetria tradizionale, permette di misurare sia il reflusso gastroesofageo acido che non acido. L’importanza di avere questi dati aggiuntivi è legata a recenti conoscenze secondo le quali una parte dei pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo percepisce sintomi durante episodi di reflusso indipendentemente dall'acidità del liquido che refluisce.

A cosa serve?
Il reflusso gastroesofageo, vale a dire il reflusso in esofago di materiale contenuto nello stomaco, occorre talvolta nel soggetto sano ma può portare alla malattia da reflusso gastroesofageo quando i reflussi sono numerosi e prolungati. Tradizionalmente il reflusso gastroesofageo acido viene misurato mediante pHmetria, tuttavia recenti dati suggeriscono che non solo il reflusso acido ma anche quello a contenuto non acido possa avere un ruolo nella genesi dei sintomi del paziente.
La malattia da reflusso gastroesofageo provoca numerosi disturbi, alcuni più caratteristici quali il bruciore al petto e il rigurgito acido, altri meno caratteristici quali il dolore toracico, la raucedine e l’asma.
La pH-impedenzometria esofagea è un esame utilizzato nella diagnosi della malattia da reflusso gastroesofageo: serve per misurare l’entità del reflusso acido e non acido nell’esofago in un periodo di registrazione di 24 ore, e per capire se i sintomi riferiti dal paziente dipendano dalla presenza di refluito acido e/o non acido in esofago.

Come si svolge?
L’esame consiste nell’introduzione di un piccolo sondino sterile e morbido attraverso una narice e nel suo posizionamento nell’esofago.
La parte esterna del sondino, che fuoriesce dalla narice, viene fissata al viso con un cerotto e poi collegata ad un piccolo apparecchio che il paziente porta a tracolla.
Il fastidio legato al passaggio attraverso il naso e in gola viene minimizzato grazie all’utilizzo di uno spray anestetico locale. La registrazione dura 24 ore durante le quali il paziente non ha necessità di rimanere in Ospedale. Vi torna la mattina successiva per la rimozione del sondino.


Cosa deve fare il paziente?
Il paziente deve presentarsi il mattino, a digiuno da almeno 8 ore (ovvero da dopo la cena della sera precedente). Per ottimizzare le informazioni che l’esame può dare, il paziente deve svolgere, quanto più è possibile, le normali attività quotidiane, seguendo una dieta libera. Durante le 24 ore di registrazione potrebbe verificarsi la comparsa di modesta secrezione acquosa dalla narice in cui è posizionato il sondino (come durante il raffreddore), che regredisce prontamente alla rimozione del sondino stesso.

Pagina aggiornata il 16/07/2024

Pubblicata in data: 16 Luglio 2024




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